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Siamo tutti d’accordo che il giudizio sia da condannare.

Da ogni pulpito si pronunciano personaggi di ogni calibro che individuano nel giudizio la causa di ogni male, di discriminazione, di paura del “diverso”, di difficoltà di relazione.

Come al solito mi piace vedere le cose da prospettive diverse.

Condannare il giudizio significa dichiarare fallimentare una parte fondamentale delle nostre capacità di difesa.
Si, perchè il giudizio sale dal profondo, non è qualcosa di estirpabile, ma è mitigabile con l’uso di artifizi culturali e/o razionali. Il giudizio in fondo è ciò che ci ha concesso la sopravvivenza come razza.

La capacità di giudizio ci ha permesso di valutare inconsciamente se una cosa fosse buona o no, se un animale fosse innocuo o no, se un nostro simile avesse idee belligeranti o no. Il giudizio ci ha permesso e ci permette oggi di salvarci il deretano.

Possiamo frapporre tutti i costrutti mentali che vogliamo per controllare le nostre reazioni e condurre i nostri pensieri, ma quella sensazione che senti dentro non te la toglie nessuno.

Oggi fa figo dire che giudicare è una cosa brutta, ma senza forse non saremmo sopravvissuti.

Se proprio non ci piace usare questa parola, possiamo sempre sostituirla con valutazione, così mette gli animi in pace.